Fabio Calcaterra da Mesero all’Inter

di Stefano Forlani

 

Da appassionato di calcio ho il ricordo di un nostro concittadino che mi rende orgoglioso: Fabio Calcaterra.

CalcaterraCome tanti bambini meseresi diede i suoi primi calci ad un pallone nel Vela Mesero, quando un bel giorno il suo talento venne notato e lo chiamarono per un provino all’Inter, dove inizio’ la sua scalata alla serie A.

In particolare ricordo quando Fabio ogni tanto veniva ad allenarsi sul campo del Vela.

Rimasi impressionato a vederlo effettuare i tiri in porta e uno piu’ degli altri mi è rimasto in mente: un forte tiro che colpì in pieno la traversa.

Quando racconto questo episodio amo dire simpaticamente che era così potente che quella porta sta tremando ancora oggi. Per me che ero un bambino fu una grande emozione vedere sul mio stesso campo di allenamento un calciatore di serie A.

 

 

Per ricordare Fabio qui di seguito potete leggere una sua recente intervista.

 

Calcaterra: da Mesero all’Inter

di Egidio Marcoli

per Logos pubblicato sul numero di sabato 8 novembre 2008

 

LogosI tifosi più attenti e tutti coloro che seguono, da sempre, il calcio, lo ricorderanno sicuramente. Fabio Calcaterra, classe 1965, oggi allenatore della Prima Squadra del Magenta (che milita nel campionato di Eccellenza), è stato, nel suo passato, un glorioso giocatore di serie A e B.

Venerdì sera, pochi minuti prima degli allenamenti dei ‘suoi’ ragazzi, lo abbiamo incontrato proprio al campo magentino.

Come parte la tua carriera?

“Ho iniziato a Mesero, nel Vela, ed è proprio in quegli anni che sono stato notato e chiamato per un provino all’Inter”.

Che ricordi hai di quegli anni?

“Tanti sacrifici ed impegno. Devo dire che ho dovuto rinunciare in parte alla mia giovinezza, alle uscite con gli amici. Avevo un obiettivo, un sogno e volevo raggiungerlo a tutti i costi. Da una parte il calcio, dall’altra lo studio”.

Parliamo della tua carriera professionistica…

“Dopo essere arrivato in Primavera, l’Inter, mi ha girato al Siena, in serie C, quindi sono andato alla Lazio, in B, allenata da Gigi Simoni. Una squadra molto ambiziosa e con grandi campioni. Successivamente sono tornato all’Inter con Trapattoni, dove sono rimasto 2 anni, per poi, volendo capire se avevo davvero le qualità per essere un giocatore di serie A. chiedere di essere ceduto, prima al Cesena (sono state 3 anni bellissimi), Bari, di nuovo Cesena, Spal, Gualdo, Forlì, Catania, Pergocrema ed, infine, gli ultimi anni li ho fatti al Magenta”.

Tra gli allenatori che hai avuto (Simoni, Trapattoni, Lippi, Sonzoni, Materazzi, solo per citarne alcuni), di quali hai un ricordo speciale?

“Sono stati tutti grandi tecnici. Ciascuno di loro mi ha insegnato qualcosa, ma, soprattutto, mi hanno fatto capire come prima viene la persona, l’uomo, poi il calciatore, insegnandomi il rispetto per il lavoro ed i compagni”.

La tua esperienza all’Inter: come è stata?

 “Eccezionale. Ricordo ancora il primo giorno di allenamento. Ero negli spogliatoi, indossavo un paio di scarpe abbastanza vecchie, quando mi si avvicina Rumenigge e mi chiede che numero porto. All’inizio non capisco, ma il giorno dopo, appena apro il mio armadietto mi trovo un paio ‘Adidas’ nuove. Era stato lui a regalarmele. All’Inter ho avuto compagni stupendi”.

Quale calciatore di oggi ti assomiglia di più?  

“Quando mi fanno questa domanda ripeto sempre che, di oggi sinceramente non so, visto che continuo a considerarmi fratello di Giuseppe Bergomi, Riccardo Ferri e Beppe Baresi. Tre campioni che mi hanno fatto capire cos’è il calcio”.

Prima giocatore, oggi allenatore. Questa tua esperienza?

“Sono molto contento delle mie scelte. Da mister, prima al Cesena, poi nelle giovanili dell’Inter, quindi al Magenta, ho capito tanto, anche se ogni giorno è particolare. E’ bello cercare di insegnare ai giovani quello che ho appreso nella mia carriera”.

Perché hai scelto Magenta?  

“Dopo aver allenato i giovani volevo confrontarmi con gli adulti ed avere così la consapevolezza se sono, oppure no, un buon tecnico.

Cosa ti aspetti da questa stagione?

 “Che si cresca. Il rapporto con i giocatori è molto schietto e sincero, mi piace guardarli in faccia e dire loro come veramente la penso. Con loro voglio parlare prima da uomo, poi da atleta”. Finisce qui l’intervista con Fabio Calcaterra, buon giocatore di serie A e B, ma, soprattutto, vero uomo, pronto ad insegnare ai ragazzi la vita da professionista, fatta di coerenza, valori, rispetto e qualche volta grandi scelte che esaltano la fierezza della persona e consentono di camminare, sempre, a testa alta.

di Egidio Marcoli per scaricare  Logos

 

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Foto storica dall’archivio di Rosario Vitanza

Calcaterra, al ristorante Corallo (festa Inter Club Mesero)

Calcaterra al Corallo

 

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Autore: Mesero da ricordare

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