Luoghi
Ricordando Mesero…La Curta Növa
Qui un bellissimo ricordo sulla Curta Növa di Marina Zoia che ringraziamo, e una poesia di Giovanni Porta che racconta la storia di quella corte così importante e ricca di storia del nostro paese.
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Spesso, al mattino, quando passo dal purtel per andare in negozio, mi vengono in mente i miei nonni Tilio e Maria Castanota e i bei momenti trascorsi in questo grande cortile, la Curta Növa, chiamata così perché all’inizio del 900 era la costruzione più recente che praticamente chiudeva la parte nord del paese.
Grande caseggiato di 3 piani , fatto costruire dai Sigg. Magnaghi, abitato da molte famiglie, native di Mesero e non e occupato dai cavaler (per i bachi da seta).
Via di fuga per i partigiani perché dadrè di caa c’erano solo campi (là dove c’era l’erba ora c’è…una città ààà) e di accoglienza per i sfula.
Punto di partenza per molta gente che cercava una vita migliore nella nostra zona, dove iniziava ad arrivare il benessere ma anche “luogo di villeggiatura” per qualche milanese che in estate si trasferiva dai parenti in campagna.
Come in tutti i cortili ci sono stati litigi e battibecchi ma qui sono nati anche tanti amori (Nino e Teresina, Pino e Ruseta..), amicizie e un forte legale rimasti intatto negli anni….
Mi permetto di aprire una parentesi personale: quando mi sono sposata nel 1982 la mia mamma (Dele da Duard) ha voluto che portassi i confetti a chi da a Curta Növa (Rita dal Porta, Lina Barera, a Bursana, Gina Piciarela, Chiara Misola….). A distanza di anni è stata organizzata una rimpatriata al “Corallo” e anche quelli spusa föra paes
da 50 anni non hanno voluto mancare… In ricordo di questo splendido momento Giovanni Porta ha scritto e dedicato a tutti chi da a Curta Növa questa poesia ricca di ricordi e emozioni, ricordando proprio tutti… (qui sotto le immagini dell’originale)*
Ancora oggi in negozio spesso sento dire. “ Ma leva bela a Curta Növa e ma sa steva begn in Curta Növa.
Non mancherò di rifarmi viva con altre notizie che prometto di raccogliere “dal vivo” su questa bella realtà del nostro paese.
(Notizie e informazioni sentite negli anni)
di Marina Zoia
Le cartoline di Mesero_ collezione completa
Forse se non ci fosse stata l’Edicola Zoia non avremmo mai avuto cartoline di Mesero. Fortunatamente nel corso degli anni Gianni Carté (come lo chiamavamo in paese) ne ha prodotte diverse serie e ora, queste, ci permettono di avere una finestra aperta su quello che era Mesero tanti anni fa.
Grazie al contributo dei meseresi siamo riusciti a raccoglierne gran parte, riteniamo la collezione completa. Se qualcuno ne dovesse avere altre che non sono presenti nella gallery vi invitiamo a mandarcele all’indirizzo info@meserodaricordare.it
Il Gisieu
Nel giugno-luglio 2008 i ragazzi dell’Oratorio Estivo hanno realizzato una interessante ricerca dal titolo “Riscopriamo il Gisieu”.
Riportiamo qui di seguito il testo introduttivo che ci spiega in breve la sua storia:
Da “Cenni storici”
La Cascina Malastalla ha una triste storia: essendo isolata nella campagna, fu usata come lazzaretto per ricoverare i malati delle epidemie di peste di Mesero, ma anche di Marcallo, data la sua posizione baricentrica rispetto i due paesi.
La peste di San Carlo del 1576 è passata alla storia come una delle più tragiche: la popolazione si ridusse drasticamente e la miseria era molto diffusa a causa di raccolti poco abbondanti e carestie frequenti.
I cittadini di Meserofurono risparmiati dall’epidemia di peste del 1630, narrata da “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, e per riconoscenza il 26 luglio 1631 si decretò di far celebrare in perpetuo la “festa della Visitazione della Beata Vergine” in solennità per ringraziare la Madonna di aver risparmiato il paese dalla peste.
Alla Malastalla, in memoria dei morti delle varie epidemie, fu costruita una cappelletta, piccolo luogo di culto, ma molto significativo.
La documentazione sulla chiesetta è molto scarsa, ma la tradizione popolare ne ha tramandato oralmente la storia e anche la devozione verso il Gisieu”.
I ragazzi che hanno partecipato alla realizzazione di questa raccolta sono: Giulia, Gaia, Selene, Federica R., Greta, Tommaso O., Federica B., Raffaella, Alberto, Camilla, Chiara e Matteo M.
Si ringraziano: il prof.Valeriano Castiglioni, Don Giuseppe, la pittrice Rosy Pastori, il sindaco Riccardo Molla, i volontari incontrati al Gisieu, zie, nonne e tutte coloro che hanno rilasciato la loro testimonanza.
“Ad Anna e Fiorenzo, che tanto hanno voluto e tanto si adoperano per il mantenimento del nostro Gisieu, va un particolare grazie da tutta la comunità cristiana di Mesero“
Lì dove c’è l’asilo nido un tempo c’era…
Lì dove c’è l’asilo nido un tempo c’era… un boschetto.
Ho abitato per molti anni in una traversa di via Monte Rosa. In un “villaggio” di villette a schiera costruite sopra i resti dell’Esab che, un tempo, si trovava in centro al paese. Le vie pur essendo aperte al traffico erano utilizzate più dai bambini per i loro giochi, che dalle auto.
Le famiglie che avevano acquistato lì, come spesso accade, erano nuclei familiari giovani con figli piccoli che nel corso degli anni sono cresciuti insieme in quelle vie. I giochi erano tantissimi: ci si nascondeva, si cantava, si andava con lo skate…
Ce n’era uno però che era preferito su tutti: addentrarsi nel boschetto.
Il boschetto sorgeva in un’area rettangolare lasciata “alle erbacce”, adiacente alle vie e confinante con via Monte Rosa. Qui crescevano piante di media altezza e si trovavano tantissimi “tesori”.
Noi che eravamo piccoli (frequentavamo le elementari e le medie) ci addentravamo tra le piante cercando degli spazi vuoti che potessero diventare la nostra casetta. Cercavamo legni, pezzi di piastrelle rotte, foglie e qualsiasi cosa potesse aiutarci a rendere il nostro nascondiglio più bello.
Di casette così, nascoste tra i rami, ce ne erano diverse e spesso partiva la competizione su chi ce l’avesse più bella.
Mi ricordo ancora le esplorazioni e le risate, in quei giorni spensierati dove giocare per strada non faceva paura.
Dopo qualche anno il boschetto fu trasformato in un parchetto con giochini per bambini e panchine. Ormai io ero diventata troppo grande per giocare e troppo piccola per avere figli da portare lì e quindi mi dimenticai di quel luogo in cui avevo passato così tanti momenti felici della mia infanzia.
Ora nello stesso luogo sorge un asilo nido. Ancora bambini che giocano e si divertano….
di Elisabetta Croce
La Foto più bella
La foto è stata scattata da Rosario Vitanza. Bellissima!
Tanti complimenti a Rosario che ringraziamo per averci dato l’opportunità di pubblicarla su questo sito.
Altre bellissime fotografie di Rosario Vitanza:
Il parco
Il parco di Mesero non è molto grande ma è sufficientemente spazioso per passare qualche ora di relax soprattutto d’estate. E’ nato come giardino della adiacente villa Borsani (che ora è la casa albergo) ed è diventato successivamente il parco comunale dove giovani e bambini possono ritrovarsi, ancora oggi (quando è aperto), a passare ore tranquille.
Un tempo la struttura era completamente diversa, solo la fontana è rimasta lì inalterata.
Vent’anni fa dove ora ci sono le giostrine c’era un campo da tennis. Era di terra rossa “come quelli veri” (dicevo io).
Il color mattone attirava subito l’attenzione, anche da lontano, e appena iniziava la bella stagione non mancava giorno in cui non ci fosse qualcuno a giocare. Venivano anche da fuori perchè era una rarità avere un campo così, ma la manutenzione non era affatto semplice!
Le giostrine erano nel quadrilatero principale. C’era uno scivolo di ferro altissimo (io ero piccolina e mi sembrava di 15 metri) in cui si poteva salire utilizzando la scala oppure un palo di acciaio lucido. Solo i più in gamba ce la facevano…
C’erano le altalene, sempre piene per cui bisognava fare la fila e la giostrina che girava, che dopo un po’ ti veniva da vomitare. Al di là dei giochi c’era il famosissimo labirinto… un luogo magico per i bambini.
Mi ricordo che quando ero piccola piccola (elementari) ero incuriosita ma anche spaventata. Sapevo che lì andavano a sedersi i ragazzi grandi e poi … mi immaginavo un labirinto come quello dei film, in cui mi sarei potuta perdere…lo vedevo come un luogo pieno di mistero e mi sembrava enorme.
Crescendo ho iniziato ad esplorarlo e mi sono resa conto che non era poi così spaventoso, anche se rimaneva un luogo misterioso perchè non sapevi mai chi ci potevi incontrare.
di Elisabetta Croce
Hai altri ricordi sul parco? Vuoi raccontarci la tua storia? Scrivici a info@meserodaricordare.it
Mesero by night
Il Santuario Santa Gianna
Queste due fotografie fanno parte dell’archivio di Rosario Vitanza, che ce le ha gentilmente concesse
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