Anni 80

Le cartoline di Mesero_ collezione completa

Posted by on 13:35 in Anni 80, Luoghi | 0 comments

Forse se non ci fosse stata l’Edicola Zoia non avremmo mai avuto cartoline di Mesero. Fortunatamente nel corso degli anni Gianni Carté (come lo chiamavamo in paese)  ne ha prodotte diverse serie e ora, queste, ci permettono di avere una finestra aperta su quello che era Mesero tanti anni fa.

Grazie al contributo dei meseresi siamo riusciti a raccoglierne gran parte, riteniamo la collezione completa. Se qualcuno ne dovesse avere altre che non sono presenti nella gallery vi invitiamo a mandarcele all’indirizzo info@meserodaricordare.it

 

 

Serie A_n.1 Serie A_n.2 Serie A_n.3 Serie B_ n.1 Serie B_n.2 Serie B_n.3 Serie B_n.4 Serie B_ n.5 Serie C_n.1 Serie D_n.1 Serie D_n.2

 

 

Un, due, tre, stella … alla scuola elementare

Posted by on 12:24 in Anni 80, Momenti | 0 comments

Tutte le mattine accompagno mio figlio a scuola elementare… quella che è stata anche la mia scuola elementare e tanti ricordi affiorano alla mente.

Anche noi, come i bambini di adesso, aspettavamo con i nostri genitori e nonni, che suonasse la campanella e che si aprisse il cancello per poi, di corsa, dirigersi in classe per iniziare la giornata.

via delle scuole elementari

Tante sono le cose e le persone che ricordo con nostalgia…

La bidelleria, dietro alla porta saloon, dove Teresa e Lucia ci provavano la febbre quando non stavamo bene o dove andavamo a cercarle per farci fare una fotocopia (talvolta denominata anche ciclostilato…); il telefono con il lucchetto vicino all’ultima classe prima della bidelleria dove c’era anche il registro delle presenze degli insegnanti.

Ricordo con piacere non solo i compagni di classe ma tutti gli alunni della scuola ed anche le maestre: la sig.ra Versetti, che insegnava anche alla mia mamma; la sig.ra Maschi, la sig.ra Gaspani, la sig.ra Barbieri (di Mesero), la sig.ra Garanzini, la sig.ra Cavicchioli aiutata dalla sig.ra Di Montegnacco, la sig.ra Gallazzi..e ancora la sig.ra Annalisa, la sig.ra Rosy, la sig.ra Loretta e soprattutto… la mia maestra Giulia Pisoni.

La sig.ra Giulia era una persona “furesta” come si dice in quel di Mesero… arrivava da Inveruno! Era una persona speciale… quando arrivava al mattino aveva il privilegio di parcheggiare sempre al primo posto, la vedevi dalla finestra con i suoi occhiali grandi, la gonna a tre quarti, giaccone e cappello di lana sempre nei toni del marrone con addosso un profumo particolare di noce moscata e garofano… e, appena entrava in classe, la salutavamo con un fragoroso “BUONGIORNO”.

Ci insegnava tutte le materie: matematica, italiano, scienze e perfino religione e musica… era il nostro punto di riferimento. Aveva un insegnamento molto rigido a volte arrivava perfino a controllarci il collo e le orecchie se erano puliti (altro che la privacy dei nostri giorni!) e dovevamo arrivare a scuola impeccabili con il grembiule nero, colletto bianco e fiocco rosa per le bambine e blusa nera, colletto bianco e fiocco blu per i bambini. La maggior parte di noi entrava in classe con il fiocco fatto in maniera perfetta ma al rientro a casa era sgualcito. Solo in rari momenti sapeva coccolarci, come ad esempio nel giorno del proprio compleanno apriva il suo grande armadio dietro alla cattedra pieno di tantissime cose (gessetti, matite, pennarelli, quaderni, cancelleria persa, vasi ecc…), ci faceva scegliere un bigliettino di auguri e poi ci scriveva una dedica e noi eravamo super contenti.

Quando suonava la campanella della ricreazione mangiavamo la nostra merendina oppure c’erano i giorni della merenda organizzata dal comune e potevamo scegliere tra yogurt e latte… ma quando si dimenticava la merenda a casa la maestra Giulia ci donava alcuni dei suoi biscotti “misura”… teneva sempre una scorta nell’armadio…

La nostra classe era sempre la prima ad uscire nell’atrio per giocare durante l’intervallo ed era sempre l’ultima a rientrare in classe dopo il suono della campanella. Giocavamo all’ingresso ad UN DUE TRE STELLA tutti insieme… La maestra Giulia aveva un bel rapporto di amicizia con la maestra Cavicchioli, si fermavano tutto il tempo della ricreazione a parlare vicino alla porta della classe fino a quando era il momento di ricominciare la lezione. Nelle belle giornate di primavera, soprattutto dopo aver consumato il pranzo, o a casa o nella mensa alla Casa di Riposo, si usciva in cortile e noi femmine, con le alunne della altre classi, giocavamo tutte insieme alla “casetta”. Ci si trovava vicino al grande albero (vicino alla cabina elettrica) e si raccoglievano legnetti, sassi, bacche verdi che ricordo ti lasciavano in mano uno strano profumo di menta. Facevamo polpette con la terra umida… sognavamo di avere già una nostra casa, sognavamo di essere già grandi… Oppure si faceva il giro “nel labirinto” intorno alla scuola elementare e si prendevano tante sgridate dalle maestre…

Ingresso Scuole elementari

Il pomeriggio, tornati in classe, ci univano con un’altra sezione e insieme facevamo i compiti che ci venivano assegnati al mattino oppure, aiutati dalla maestra Flavia o dalla Loretta, si facevano i lavoretti per il Natale, la Pasqua, la festa della mamma o del papà e così via…. La cosa più divertente era quando la maestra ci dava indicazioni per andare al piano inferiore dove c’era la palestra, a recuperare il materiale terminato (fogli di cartapesta, colla ecc…). Si scendevano le scale ed era sempre tutto buio, si incrociavano sempre altri alunni che immancabilmente ti facevano impaurire, e una volta arrivati al piano terra c’era la possibilità di “incrociare lo sguardo” dello scheletro Filippo, che si utilizzava durante le lezioni di scienze.

La nostra classe era molto organizzata: grandi finestre che davano sulla via principale e noi, molte volte, ci distraevamo per vedere chi passava; sulle pareti c’erano cartine di ogni genere, Italia Fisica, Europa Politica, le lettere dell’alfabeto ecc… i banchi di legno ricoperti di plastica verde con ancora il posto per i calamai che usavano i nostri genitori, il pezzo superiore nero dove di solito ci appoggiavamo la cancelleria; la lavagna nera girevole, i gessetti bianchi e a volte anche quelli colorati e il crocefisso appeso dietro alla cattedra. La cosa che ci distingueva da tutte le altre classi erano gli animali sotto spirito come serpenti, topi ecc… che la maestra Giulia custodiva sulle mensole dietro alla lavagna… a volte mi chiedo che fine avranno fatto!

A volte si desiderava anche che la propria maestra, anche solo per un’ora, si assentasse così arrivava la maestra dell’altra classe o la bidella per “dividerci”… ognuno con la sua sedia veniva assegnata ad una classe, chi voleva andare in una classe particolare, perché c’era suo fratello o sua sorella, chi invece voleva stare con la sua amica e chi voleva andare nella classe del ragazzino che gli piaceva perché aveva una “cotta”…

E chi si dimentica i canti che insegnava la maestra Giulia a tutti gli alunni della scuola? In occasioni particolari ci ritrovavamo tutti insieme all’ingresso della scuola, tutti seduti davanti al suo pianoforte marrone a cantare canzoni come “il Piave mormorava calmo e placido al passaggio…” mentre lei teneva il ritmo e ci dava l’ok per partire intonati.
Capitava che alcune mie compagne, che avevano il giardino, portavano dei fiori alla maestra Giulia e lei prontamente li metteva nel vaso sull’armadio di fianco alla cattedra.

Mi ricordo l’uscita didattica presso le cascine di Mesero per vedere mungere il latte e poi berlo; la gita al “Parco della Preistoria” con il tipico “pranzo al sacco” e lo scambio di merendine tra noi alunni e il classico spettacolo dei burattini che veniva allestito a scuola, generalmente nel periodo di carnevale… E che dire quando alle 16.30 suonava la campanella per ritornare a casa, eravamo tutti felice perché speranzosi di tornare a scuola il giorno dopo…
Alla fine della quinta elementare c’era il temutissimo esame finale, era il nostro primo esame!
Dopo una prima parte di scritto (il mini pensierino per italiano e il problema per matematica), le maestre delle altre classi ci interrogavano su tutte le materie per poi decidere il voto con cui si veniva ammessi alle scuole medie… quale traguardo la classe 1^ media!

Nello scrivere il mio post per “Mesero da Ricordare” mi sono molto commossa nel pensare e rivivere, seppur solo con la mente, tutti gli avvenimenti, le emozioni e le sensazioni vissute. Alcune persone, come la cara maestra Giulia, non sono più tra noi ma è bello farle rivivere in questi miei ricordi…
Quando inizi la prima elementare pensi che tutto sia così lontano ma pian piano gli anni passano e ti rendi conto che sono i tuoi figli ormai a vivere le emozioni e le sensazioni che diventeranno poi ricordi da tenere stretti!!!

Silvia Garavaglia ‘79

Arcobaleno di ricordi dall’ oratorio feriale

Posted by on 17:58 in Anni 80, Anni 90, Momenti | 1 comment

Di seguito un bellissimo contributo di Silvia Garavaglia che ci racconta i bei momenti passati all’ oratorio feriale:

 

Una mattina come tante altre mentre bevo il caffè guardo i titoli dei giornali e curioso il mio profilo facebook….e trovo un invito “sei di Mesero se…” …”ah no”…mi dico…”io sono andata via da un bel po’ di anni …che vuoi che scriva”…. Chiudo il link e continuo a leggere …ma non sono concentrata….no…la mia mente vuole assolutamente tornare indietro …e mi costringe a pensare…a ricordare…e in un vortice di scoordinati ricordi cominciano a delinearsi volti…voci…e sensazioni.

 

Allora ci provo…” ma sì quello schiaffo…ma certo mi sono presa uno schiaffo da Don Claudio”…e tanti di noi se lo erano presi…e le guancie, le guancie che tirava… Riapro la pagina e scrivo “Sei di Mesero se ti sei preso almeno una volta uno “SBERLONE ” da Don Claudio”. Oramai è fatta…la mia mente ha raggiunto il suo scopo…comincio a ricordare e come in un sogno appaiono episodi, sensazioni, colori…quattro in particolare giallo, rosso, blu e verde.

 

Mi vedo piccina quando all’oratorio feriale i più grandi si occupavano di noi e s’inventavano tanti giochi per farci divertire il pomeriggio, tutto sotto la guida attenta di Suor Rosetta, Suor Giulia e di Don Claudio. Quattro squadre che si combattevano per vincere un premio – Non è che la Rowling si è ispirata a noi?-  Quattro colori a cui venivamo assegnati e poi quella, per quattro settimane, diventava la nostra ragione di vita….

 

E cominciava la meravigliosa routine estiva: al mattino incontro al santuario…preghiera mattutina e avvisi per il pomeriggio e giovedì la messa. Le canzoni suonate da Andrea Cardani con la chitarra…e le nostre voci tutte insieme: riuscivamo a svegliare perfino i topolini che scorazzavano di fianco a noi tra una panca e l’altra!! Immagino ora da mamma che emozione doveva essere per tutti gli adulti e per i nostri educatori sentirci…e allora penso…”chissà se Don Claudio ancora, ci “sente”…quando pensa a noi”….perché sì pensa ancora a noi, di sicuro!

 

Finito l’incontro, gli avvisi per il pomeriggio e tutti a casa a pranzo, per ritornare poi nel pomeriggio i maschi all’oratorio maschile e noi ragazze al femminile.  Alle due i cancelli erano aperti e per mezz’ora eravamo un’unica entità ….si giocava tutte insieme con la corda, al gioco dell’elastico, sulle altalene, lo scivolo…si cavolo mentre scrivo mi appare come un fulmine ….lo scivolo enorme …io me lo ricordo altissimo ….e noi li in fila per salire.

 

Un altro ricordo appare: noi piccine a farci coccolare dalle animatrici più grandi, che mistero erano per noi le animatrici grandi che voglia avevamo di essere come loro di diventare anche noi loro….un giorno…che fretta avevamo di crescere. Oggi come vorrei tornare ad essere parte di una squadra..i gialli vorrei essere dei gialli!!!

 

Ma torniamo alle 14:30 di quei pomeriggi estivi..a quell’ora ci si ramificava in quattro squadre, nel salone dell’oratorio partivano le prime attività ..poi preghiera, merenda e nel pomeriggio fuori a giocare…. Mille attività …mi ricordo che c’erano giochi diversi per le bimbe delle elementari e delle medie e un ricordo su tutti fra mille sensazioni: palla battaglia! Si combatteva come delle leonesse …e poi la cosa più bella era prendere la palla dell’avversario al volo…eliminare un concorrente e salvare una tua compagna di squadra…a quel punto eri felice come se avessi vinto l’oro olimpico.

 

E poi arrivava il mitico giorno della settimana in cui si giocava a Castellone tutte insieme medie elementari…le piccine “formavano” la difesa della bandiera e le grandi facevano “attacchi” sia per catturare le avversarie sia per cercare di recuperare la bandiera e per fare delle incursioni a “salvare” le compagne di squadra bloccate, imprigionate…soprattutto quella che aveva la bandiera per riportarla nel proprio campo. Tutte noi avevamo il nostro ruolo…..ed era una sensazione bellissima: difficile da descrivere ma sembrava di vivere un momento di fondamentale importanza!!! Poi alle sei arrivava Don Claudio tutte e quattro le squadre in fila, in attesa: si leggevano i punteggi! Poi preghiera e …stanche e felici a casa.

 

E così cinque anni di elementari passano felici e durante i tre anni di medie ….si aggiunge un ricordo.. il pomeriggio in piscina!!!! E quelle maledettissime nuvole che si addensavano poco prima delle due …e la voce di mio papà a noi amiche “ma non preoccupatevi sono le nuvole di mezzogiorno” per fortuna molte volte ha avuto ragione altre no…ma forse adesso rimettendo in ordine i ricordi, la cosa più bella del pomeriggio in piscina era che ci andavamo in bicicletta…a Magenta prima e a Corbetta poi…con il Don davanti che ci guidava…e noi tutti in fila come un lungo serpente.

 

Con l’inizio della quarta e ultima settimana si cominciavano già ad avvertire i primi segni di malinconia …che venivano presto scacciati dall’euforia per l’imminente “caccia al tesoro” per le vie del paese. Che bella cosa era! In quel giorno piccoli, medie, animatori e gente del paese, partecipavamo tutti insieme alla ricerca del tesoro.

 

Poi la sera la grande conclusione dell’oratorio feriale con lo spettacolo finale e i balletti così pazientemente preparati …..fino alle premiazioni della squadra vincitrice!!!

 

 

FESTE_ORATORIO.001

 

 

Così spensierate sono passate otto estati …e poi è arrivato il momento di fare le animatrici….tanto impegno e belle soddisfazioni. Essere i punti di riferimento per le piccole …aiutarle, coccolarle, farle contente e guidarle …tutti questi piccoli e grandi impegni ci hanno aiutato a crescere!

 

Potrei scrivere altre mille cose, c’è così tanto da ricordare, ma il tempo stringe e forse un’altra volta…il caffè si è raffreddato e la vita quotidiana mi richiama all’ordine e procede frettolosamente. Ma prima di chiudere scrivo un’altra cosa: “Sei di Mesero se… seguendo il sentiero della tua vita almeno una volta NE HAI AVUTO NOSTALGIA…”.  Sì perché siamo diventati grandi, siamo andati lontano abbiamo creato una famiglia forse con residenza altrove ma quello che ci portiamo dentro abbiamo incominciato a costruirlo lì, in quei saloni in quei cortili con il sorriso di quelle persone simbolo della nostra infanzia e di altre che magari sono confuse nei ricordi ma che si sono e contribuiscono a farci essere quello che siamo e che diventeremo.

 

di Silvia Garavaglia 1975

 

Un grazie grandissimo a Silvia da “Mesero da Ricordare”!

Fabio Calcaterra da Mesero all’Inter

Posted by on 18:59 in Anni 80, Persone | 0 comments

di Stefano Forlani

 

Da appassionato di calcio ho il ricordo di un nostro concittadino che mi rende orgoglioso: Fabio Calcaterra.

CalcaterraCome tanti bambini meseresi diede i suoi primi calci ad un pallone nel Vela Mesero, quando un bel giorno il suo talento venne notato e lo chiamarono per un provino all’Inter, dove inizio’ la sua scalata alla serie A.

In particolare ricordo quando Fabio ogni tanto veniva ad allenarsi sul campo del Vela.

Rimasi impressionato a vederlo effettuare i tiri in porta e uno piu’ degli altri mi è rimasto in mente: un forte tiro che colpì in pieno la traversa.

Quando racconto questo episodio amo dire simpaticamente che era così potente che quella porta sta tremando ancora oggi. Per me che ero un bambino fu una grande emozione vedere sul mio stesso campo di allenamento un calciatore di serie A.

 

 

Per ricordare Fabio qui di seguito potete leggere una sua recente intervista.

 

Calcaterra: da Mesero all’Inter

di Egidio Marcoli

per Logos pubblicato sul numero di sabato 8 novembre 2008

 

LogosI tifosi più attenti e tutti coloro che seguono, da sempre, il calcio, lo ricorderanno sicuramente. Fabio Calcaterra, classe 1965, oggi allenatore della Prima Squadra del Magenta (che milita nel campionato di Eccellenza), è stato, nel suo passato, un glorioso giocatore di serie A e B.

Venerdì sera, pochi minuti prima degli allenamenti dei ‘suoi’ ragazzi, lo abbiamo incontrato proprio al campo magentino.

Come parte la tua carriera?

“Ho iniziato a Mesero, nel Vela, ed è proprio in quegli anni che sono stato notato e chiamato per un provino all’Inter”.

Che ricordi hai di quegli anni?

“Tanti sacrifici ed impegno. Devo dire che ho dovuto rinunciare in parte alla mia giovinezza, alle uscite con gli amici. Avevo un obiettivo, un sogno e volevo raggiungerlo a tutti i costi. Da una parte il calcio, dall’altra lo studio”.

Parliamo della tua carriera professionistica…

“Dopo essere arrivato in Primavera, l’Inter, mi ha girato al Siena, in serie C, quindi sono andato alla Lazio, in B, allenata da Gigi Simoni. Una squadra molto ambiziosa e con grandi campioni. Successivamente sono tornato all’Inter con Trapattoni, dove sono rimasto 2 anni, per poi, volendo capire se avevo davvero le qualità per essere un giocatore di serie A. chiedere di essere ceduto, prima al Cesena (sono state 3 anni bellissimi), Bari, di nuovo Cesena, Spal, Gualdo, Forlì, Catania, Pergocrema ed, infine, gli ultimi anni li ho fatti al Magenta”.

Tra gli allenatori che hai avuto (Simoni, Trapattoni, Lippi, Sonzoni, Materazzi, solo per citarne alcuni), di quali hai un ricordo speciale?

“Sono stati tutti grandi tecnici. Ciascuno di loro mi ha insegnato qualcosa, ma, soprattutto, mi hanno fatto capire come prima viene la persona, l’uomo, poi il calciatore, insegnandomi il rispetto per il lavoro ed i compagni”.

La tua esperienza all’Inter: come è stata?

 “Eccezionale. Ricordo ancora il primo giorno di allenamento. Ero negli spogliatoi, indossavo un paio di scarpe abbastanza vecchie, quando mi si avvicina Rumenigge e mi chiede che numero porto. All’inizio non capisco, ma il giorno dopo, appena apro il mio armadietto mi trovo un paio ‘Adidas’ nuove. Era stato lui a regalarmele. All’Inter ho avuto compagni stupendi”.

Quale calciatore di oggi ti assomiglia di più?  

“Quando mi fanno questa domanda ripeto sempre che, di oggi sinceramente non so, visto che continuo a considerarmi fratello di Giuseppe Bergomi, Riccardo Ferri e Beppe Baresi. Tre campioni che mi hanno fatto capire cos’è il calcio”.

Prima giocatore, oggi allenatore. Questa tua esperienza?

“Sono molto contento delle mie scelte. Da mister, prima al Cesena, poi nelle giovanili dell’Inter, quindi al Magenta, ho capito tanto, anche se ogni giorno è particolare. E’ bello cercare di insegnare ai giovani quello che ho appreso nella mia carriera”.

Perché hai scelto Magenta?  

“Dopo aver allenato i giovani volevo confrontarmi con gli adulti ed avere così la consapevolezza se sono, oppure no, un buon tecnico.

Cosa ti aspetti da questa stagione?

 “Che si cresca. Il rapporto con i giocatori è molto schietto e sincero, mi piace guardarli in faccia e dire loro come veramente la penso. Con loro voglio parlare prima da uomo, poi da atleta”. Finisce qui l’intervista con Fabio Calcaterra, buon giocatore di serie A e B, ma, soprattutto, vero uomo, pronto ad insegnare ai ragazzi la vita da professionista, fatta di coerenza, valori, rispetto e qualche volta grandi scelte che esaltano la fierezza della persona e consentono di camminare, sempre, a testa alta.

di Egidio Marcoli per scaricare  Logos

 

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Foto storica dall’archivio di Rosario Vitanza

Calcaterra, al ristorante Corallo (festa Inter Club Mesero)

Calcaterra al Corallo

 

Lì dove c’è l’asilo nido un tempo c’era…

Posted by on 13:43 in Anni 80, Luoghi | 0 comments

Lì dove c’è l’asilo nido un tempo c’era… un boschetto.

Ho abitato per molti anni in una traversa di via Monte Rosa. In un “villaggio” di villette a schiera costruite sopra i resti dell’Esab che, un tempo, si trovava in centro al paese. Le vie pur essendo aperte al traffico erano utilizzate più dai bambini per i loro giochi, che dalle auto.

Le famiglie che avevano acquistato lì, come spesso accade, erano nuclei familiari giovani con figli piccoli che nel corso degli anni sono cresciuti insieme in quelle vie. I giochi erano tantissimi: ci si nascondeva, si cantava, si andava con lo skate…

Ce n’era uno però che era preferito su tutti: addentrarsi nel boschetto.

Il boschetto sorgeva in un’area rettangolare lasciata “alle erbacce”, adiacente alle vie e confinante con via Monte Rosa. Qui crescevano piante di media altezza e si trovavano tantissimi “tesori”.

Noi che eravamo piccoli (frequentavamo le elementari e le medie) ci addentravamo tra le piante cercando degli spazi vuoti che potessero diventare la nostra casetta. Cercavamo legni, pezzi di piastrelle rotte, foglie e qualsiasi cosa potesse aiutarci a rendere il nostro nascondiglio più bello.

Di casette così, nascoste tra i rami, ce ne erano diverse e spesso partiva la competizione su chi ce l’avesse più bella.

Mi ricordo ancora le esplorazioni e le risate, in quei giorni spensierati dove giocare per strada non faceva paura.

Dopo qualche anno il boschetto fu trasformato in un parchetto con giochini per bambini e panchine. Ormai io ero diventata troppo grande per giocare e troppo piccola per avere figli da portare lì e quindi mi dimenticai di quel luogo in cui avevo passato così tanti momenti felici della mia infanzia.

Ora nello stesso luogo sorge un asilo nido. Ancora bambini che giocano e si divertano….

 

di Elisabetta Croce

Il parco

Posted by on 23:23 in Anni 80, Copertina, Luoghi | 0 comments

Il parco di Mesero non è molto grande ma è sufficientemente spazioso per passare qualche ora di relax soprattutto d’estate. E’ nato come giardino della adiacente villa Borsani (che ora è la casa albergo) ed è diventato successivamente il parco comunale dove  giovani e bambini possono ritrovarsi, ancora oggi (quando è aperto), a passare ore tranquille.

Un tempo la struttura era completamente diversa, solo la fontana è rimasta lì inalterata.

Vent’anni fa dove ora ci sono le giostrine c’era un campo da tennis. Era di terra rossa “come quelli veri” (dicevo io).

Il color mattone attirava subito l’attenzione, anche da lontano, e appena iniziava la bella stagione non mancava giorno in cui non ci fosse qualcuno a giocare.  Venivano anche da fuori perchè era una rarità avere un campo così, ma la manutenzione non era affatto semplice!

Le giostrine erano nel quadrilatero principale. C’era uno scivolo di ferro altissimo (io ero piccolina e mi sembrava di 15 metri) in cui si poteva salire utilizzando la scala oppure un palo di acciaio lucido. Solo i più in gamba ce la facevano… :-)

C’erano le altalene, sempre piene per cui bisognava fare la fila e la giostrina che girava, che dopo un po’ ti veniva da vomitare. Al di là dei giochi c’era il famosissimo labirinto… un luogo magico per i bambini.

Mi ricordo che quando ero piccola piccola (elementari) ero incuriosita ma anche spaventata. Sapevo che lì andavano a sedersi i ragazzi grandi e poi … mi immaginavo un labirinto come quello dei film, in cui mi sarei potuta perdere…lo vedevo come un luogo pieno di mistero e mi sembrava enorme.

Crescendo ho iniziato ad esplorarlo e mi sono resa conto che non era poi così spaventoso, anche se rimaneva un luogo misterioso perchè non sapevi mai chi ci potevi incontrare.

di Elisabetta Croce

 

Hai altri ricordi sul parco? Vuoi raccontarci la tua storia? Scrivici a info@meserodaricordare.it