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Libri su Mesero – il Prof. Valeriano Castiglioni

Posted by on 17:17 in Persone, Storie e leggende, Tanti anni fa | 0 comments

Nel corso degli anni sono numerosi i libri scritti per ricordare la storia di Mesero. L’autore più illustre del paese è senza alcun dubbio Valeriano Castiglioni, professore molto amato, storico competente e persona di cultura che nella sua attività ha collaborato più volte con il Comune e con la Parrocchia per raccogliere informazioni, fotografie e dati su Mesero e ha contribuito ha mantenere vivo il ricordo e ha creare dei volumi importanti per il paese e per la sua storia.

Di seguito un elenco delle principali opere del Prof. Valeriano Castiglioni dedicate a Mesero:

 

Mesero appunti storici.

Anno 1995

Mesero appunti storiciAutore: Valeriano Castiglioni

editore Comune di Mesero

“Da dove veniamo? A questa domanda, che spesso ci siamo posti e ci poniamo, il libro “Mesero- appunti storici” cerca di dare una risposta” scrive l’allora sindaco Teresio Molla. “La stesura del libro ha richiesto parecchio tempo ed impegno da parte del suo autore, il prof. Valeriano Castiglioni, e ne è uscito uno scritto veramente interessante e significativo per la nostra comunità per diversi motivi. Soprattutto per l’importanza della conoscenza della nostra storia, delle nostre origini, quale acquisizione del passato, per poter meglio capire il presente e per una migliore progettazione del futuro. Inoltre la necessità di trasmettere la cultura di un passato che ci appartiene ma che molti ancora non conoscono, per comprendere in modo più completo l’aspetto unico e straordinario della vicenda umana.”

 

Feste ed Allegrezza nella terra di Mesaro – ottobre 1718

Anno 2001

Festa ed AllegrezzaPrefazione Parroco Don Giuseppe Colombo; Prefazione del Mons. prof. Gianfranco Ravasi

Introduzione, traduzione e spiegazione del ritrovamento del Prof. Valeriano Castiglioni

Questo testo è molto particolare e per il suo ritrovamento dobbiamo ringraziare il Prof. Castiglioni. L’idea molto originale è stata quella di fare una riproduzione anastatica dello stesso per conservare il fascino del volumetto originale.
Ma di cosa si tratta? “In sé stesso l’avvenimento non era eccezionale – spiega Castiglioni- la collocazione di una statua lignea di San Bruno, il fondatore dell’ordine dei certosini, nella cappella a lui consacrata [...] Accentuando quel gusto della teatralità delle cerimonie religiose, che aveva preso forma nel Seicento, Mesero[per questo] il 12 e il 13 ottobre 1718 fu al centro dell’attenzione della città e di tutto il distretto milanese” e nei giorni successivi fu stampato a Milano un libretto per ricordare l’evento e questo è arrivato fino a noi.

 

Canti popolari del milanese e della sua provincia – fra storia e immagini

Anno 2001

cantiAutori: Valeriano Castiglioni – Piero Hertel – Ermanno Tunesi

editore: BMG ricordi S.p.A.

“La storia della civiltà è fatta da testimonianze orali; pochi sono i documenti scritti; per portare alla luce questo immenso patrimonio culturale occorre rivolgersi a coloro che ne sono stati i protagonisti: i contadini, le donne e gli anziani. Questa ricerca sui canti popolari del milanese e del suo hinterland ha rivelato un’interessante serie di documenti sui modi di vita dei decenni passati, sulle tradizioni e manifestazioni poetiche della povera gente, che dai campi traeva il necessario per vivere una misera ma dignitosa esistenza”. Da qui un libro molto bello e molto ricco che parla delle nostre tradizioni e riesce a raccogliere nelle sue pagine canzoni e poesie che altrimenti verrebbero dimenticate.

 

 

 

Padre Girolamo da Mesero, un cappuccino nella Francia delle guerre di religione

Anno 2004

San GirolamoAutore: Prof. Valeriano Castiglioni

edito dal Comune di Mesero

Il volume, con una presentazione di Monsignor Lino Garavaglia racconta la vita del Padre Girolamo, nato a Mesero nel 1524 diventato poi cappuccino. 117 pagine che narrano le virtù eroiche di padre Girolamo mantenendo il registro agiografico, lo stesso utilizzato dai biografi cappuccini. Scheda libro.

 

 

 

 

 

Consolatori e Amici del Popolo di Dio – Sacerdoti e Religiosi nativi di Mesero

Anno 2010

libro sacerdoti

autore: Valeriano Castiglioni

editore: Parrocchia Presentazione del Signore

La nostra parrocchia ha dato alla stampa questo libro per ricordare tutti i sacerdoti, sia diocesani che religiosi, nativi di Mesero.

 

 

 

 

 

Madòna da San Bernard – il Santuario della Madonna Addolorata e di San Bernardo

Anno 2012

Libro Madòna di San BernardAutore: Valeriano Castiglioni

edito dal Comune di Mesero

Il libro nasce in occasione del quarto centenario della fondazione (1612-2012) del Santuario e raccoglie delle belle fotografie di Luca Calcaterra oltre che la storia legata a tutti gli aspetti più interessanti: il perchè della costruzione, le caratteristiche architettoniche, le raffigurazioni pittoriche. Sicuramente una bella occasione per conoscere più a fondo questo luogo sacro che fa parte della storia del nostro comune.

 

 

 

 

Dal Beat alla discomusic, dall’impegno al riflusso

Come eravamo a Mesero negli anni ’60 e ’70

Anno 2014

dal beat alla disco musicA cura di Valeriano Castiglioni

editore: Comune di Mesero

“L’opera abbraccia un arco temporale di circa vent’anni che va dall’inizio degli anni ’60, in pieno boom economico, alla fine degli anni ’70. – scrive il sindaco Riccardo Molla – La raccolta di materiale fotografico presso le famiglie di Mesero e le interviste rilasciate da diverse persone che hanno raccontato le loro esperienze, fanno di questo libro un importante strumento per conoscere un periodo particolare della storia nazionale attraverso gli occhi di chi abita in un piccolo paese. Ecco dove sta la particolarità di questa opera.”

 

 

 

 

Aspettiamo i prossimi volumi con impazienza e ringraziamo Il prof. Castiglioni per il grande lavoro e la dedizione nel recuperare tutte queste informazioni storiche, che rimarranno indelebilmente sulle pagine di questi libri e che non verranno cancellate dal tempo.

 

Valeriano Castiglioni si è laureato in lettere moderne all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con una tesi su “Arrigo Boito, poeta e musicista”. E’ stato corrispondente e poi collaboratore del “Corriere della Sera” e di altri periodici locali. Ha diretto l’ufficio stampa del Parco del Ticino dal 1980 al 1997, firmando come direttore responsabile, il bollettino ufficiale dell’Ente Parco. Dopo aver insegnato in alcuni istituti del magentino, è stato per vent’anni professore di lettere alla Scuola Media “Alessandro Manzoni” di Mesero per passare poi all’ITIS-Liceo Scientifico Tecnologico di Vittuone. Attualmente è in pensione. Ha pubblicato lo studio storico Gemellaggio tra Magenta e Stazzema. Cenni storici sull’eccidio e sulla battaglia, Comune di Magenta, 1976; Mesero – appunti storici, Comune di Mesero, 1995; Canti popolari del milanese e della sua provincia, in collaborazione con Piero Hertel ed Ermanno Tunesi, BMG Ricordi, 2001; Feste ed allegrezza nella terra di Mesero, riscoperta di un testo del 1718, Parrocchia di Mesero, 2001. E gli altri volumi qui riportati.

La “Fattoria” del mio nonno Gin

Posted by on 10:34 in Momenti, Tanti anni fa | 0 comments

Mi presento: sono Marisa Valenti.

Vi voglio far rivivere un pezzo di storia contadina di Mesero, fine anni ’50.

Sembra un altro mondo ma tutto sommato sono passati poco più di 50 anni.

Adesso la vita è completamente diversa ma i ricordi dolci di quei tempi sono piacevolmente impressi nella mia memoria.

La “fattoria” a Mesero si chiamava cascina.

La Via Silvio Pellico non aveva nome, era una strada di campagna con tre cascine. In fondo a destra c’era quella del mio nonno Gin (Luigi Valenti) e io sono nata lì.

Adesso è ristrutturata e ci abita mio cugino.

Ai lati della strada c’erano le piante di robinie, fitte e in alcuni punti, in alto, si toccavano e il sole d’estate faceva fatica a passare. Sembrava di entrare nel bosco delle favole.

Ricordo la casa: la cucina grande al piano terra, la camera sopra, in mezzo la scala che portava al piano superiore e a destra altrettanto, dove abitavo io, mia sorella e i miei genitori.

Sulla sinistra c’era la stalla con la mucca che faceva il latte, e il vitello; più in là una stanza che fungeva da magazzino. Sopra c’era il fienile e un grande porticato dove in autunno, tutti seduti in cerchio, sfogliavamo il granoturco.

C’era il pollaio con le galline, i conigli e i tacchini. All’esterno l’orto e tante piante da frutto.

Al centro un bel cortile e a sinistra l’aia, dove si metteva il granoturco a seccare al sole. Qualche volta, su nostra insistenza, anche noi bambini partecipavamo alla vita della fattoria e a piedi nudi facevamo le strisce nel granoturco che servivano per girarlo e farlo seccare meglio. Che bellezza!

Intorno e dietro alla cascina c’erano i campi.

Il campo qui a Mesero si chiamava “a vigna”. Oltre a coltivare il frumento, il granoturco, l’erba che poi seccata diventava fieno per gli animali, tra un  campo e l’altro c’erano i filari di uva, bianca e nera,  e in autunno si raccoglieva e si pigiava con i piedi per ricavarne il vino.

Il vino era il “baragioeu” alla francese, e serviva per la famiglia durante tutto l’anno.

Per quanto riguarda il vino ho un ricordo in particolare.

Dopo la vendemmia, succedeva che per una settimana si facevano le pulizie generali, dentro e fuori casa, perché a un giorno stabilito arrivavano le Suore e il Parroco di allora che era Don Giuseppe Airaghi.

Io mi rivedo che mi nascondo dietro le gonne della mia nonna Tuna (Fortunata Garavaglia) nel vedere le Suore entrare dal cancello.

Era una visita di cortesia e alla fine al Parroco venivano donate delle bottiglie di vino bianco, “senza una goccia d’acqua” diceva il mio nonno Gin, perché dovevano servire per celebrare la Messa.

 

di Marisa Valenti

I Rokes e Shel Shapiro a Mesero

Posted by on 23:59 in Momenti, Tanti anni fa | 0 comments

Nella via Roma di Mesero i Rokes e Shel Shapiro girarono la sigla del programma “Ciao Mamma“…era il 1968.

 

La canzone era questa:

ROKES Qui non c’è nessuno 7″ BEAT SIGLA TV SHEL SHAPIRO

 

Scrivono Nanda Garavaglia “Sì che mi ricordo, ad inseguirli con la bicicletta da via Roma al piattello…..”

e Ruggero Berra “Mi ricordo benissimo, all’Euro si sono fermati a bere e chiaccherare. Ricordo che la partenza era da Villa Magnaghi verso via Roma e la Piazza. Le vie sembravano deserte perché la gente preparata era nascosta nei cortili e nelle vie laterali e dopo il loro passaggio usciva di corsa e si univa.

 

 

I video storici di Rosario Vitanza

Posted by on 14:55 in Tanti anni fa | 0 comments

In questa pagina sono raccolti i video storici realizzati da Rosario Vitanza che ha magistralmente unito foto d’epoca con foto moderne di Mesero, in un susseguirsi veloce che riesce a descrivere perfettamente quanto il nostro paese sia cambiato negli anni. Tanti complimenti a Rosario per il gran lavoro!

 

 

Filastrocche per divertire i bambini

Posted by on 21:47 in In dialetto, Tanti anni fa | 0 comments

Per divertire i bambini tanti anni fa si canticchiavano queste filastrocche. Tanti di noi se le ricorderanno con piacere.

 

Contributo di Ruggero e Pinuccia Berra

 

trot trot cavalot

chel ghe su le un bel matoc

chel ghe gio le un trota pian

trotta trotta fin a Milan.

 

Pisiga muniga

la gata  la spiga

spighin  spighun

l’usilin le andai in stradun

in stradun ga pasa un car

l’usilin le andai in dal mar

in dal mar tarlic e tarlec

induina sota quest.

 

Traa traa munig  e fra

tre tusan da Galarà

tre tusan da Ussona

pesta pesta l’erba bona

l’erba bona l’em pistaa

ghe pasà una carusà

gheva su un tuus tusot

chel ghe su le un bel matoc.

 

- – -

 

All’asilo con Maria Rosa, Patrizia e suor Rosetta si cantava e si mimava la canzone di “Carletto”:

 

Ecco Carletto che monta a cavallo

si volta il foglio e si vede un bel gallo

 

ecco il gallo che canta la mattina

si volta il foglio e si vede una gallina

 

ecco la gallina che cova le uova

si volta il foglio e si vede un bel boa

 

ecco il boa che striscia per terra

si volta il foglio e si vede la guerra

 

ecco la guerra diventa battaglia

si volta il foglio e si vede “Tartaglia”

 

ecco Tartaglia che fa dei bei giochi

si volta il foglio e si vedono i topi

 

ecco i topi rosicchiano il pane

si volta il foglio e si vede un bel cane

 

ecco il cane che abbai alla gente

si volta il foglio e si vede un bel niente

 

ecco un bel niente che fa dispiacere

si chiude il libro e si mette a tacere.

 

 

Ringraziamo Ruggero e Pinuccia Berra per questo bel ricordo.

 

photo credit: Eduardo Amorim via photopin cc

Preghiere in dialetto meserese

Posted by on 21:29 in In dialetto, Storie e leggende, Tanti anni fa | 1 comment

Il passato di Mesero si legge anche tra le righe di queste preghiere in dialetto. Un bel ricordo dei tempi passati , dei nostri compaesani e della lingua della nostra terra.

 

 

di Ambrogina Garavaglia

 

Al mattino

Signur va ringrasi

di grasi e benefisi

ch’o ricivu in questa santa not

dem la grasia da fa una santa giurnà

in grasia vostra.

 

Alla sera

Signur va ringrasi

di grasi e benefisi

ch’o ricivu in questa santa giurnà

dem la grasia da fa una santa not

in grasia vostra.

 

Alla sera

Cuor dolcissimo

del mio fedelissimo amante Gesù,

si avvicina l’ora del mio riposo,

in Voi mi rinchiudo e voglio addormentarmi.

A deh! Custoditemi in questa notte

onde il nemico dell’anima mia

non venga a disturbar la mia pace.

Come in Voi bramo adesso chiudere i miei occhi,

così voglio aprirli nell’alba del giorno futuro.

La benedizione del Vostro Cuore, Gesù

sia per me, per tutti i miei cari,

per tutti coloro che io debba pregare.

Bel Cuor di Gesù che mi ha redento,

in pace mi riposo e mi addormento.

 

Preghiera

In let mi a vò

levantomi non so

cas che non levas

l’anima a Dio

ga la lasi.

 

Nelle tue mani o Dio

affido l’anima mia (detta in latino)

 

 

Breve preghierina che si faceva imparare ai bambini piccoli prima di addormentarsi:

 

Gesù Bambino, ti dono il mio cuoricino

Gesù Bambino, fammi buono come sei Tu, ciao Gesù

 

Un ringraziamento speciale alla nonna Ambrogina Garavaglia.

photo credit: Viola & Cats =^..^= via photopin cc

Preghiera-filastrocca a Santa Clara

Posted by on 22:01 in In dialetto, Storie e leggende, Tanti anni fa | 0 comments

di Emilio Garavaglia (S-ciom)

 

O Santa Clara

impristem la vostra scara,

la scara dal Paradis

par andà a truà San Diunis.

San Diunis l’è mort,

ghe nisugn da fag al corp,

la Madona la piangeva

tut i Angiar a suspirevan,

suspirevan in ginugiun

oh che bela urasiun.

Canta canta rose e fiur

ghe nasù noster Signur,

le nasù a Betlem

sensa fasa né patel,

l’en fasà al Gesù bel,

Gesù bel, Gesù, Maria

tut i Angiar in cumpagnia.

Bela prea, bel altar

bela Mesa buscantà,

buscantà su chela crus,

chela crus l’eva tanta bela

risplendeva in ciel e in tera,

ciel in tera vignarà

cinque piaghe mostrerà.

Chi la sa e chi la dis

andarà in Paradis.

Chi nun la sa o la disprend

al dì dal Giudisi

sa truaren mal cuntent.

Un carbun in su la legna

vivo o mort bisogna imprendala.

 

Traduzione

O Santa Clara

prestami la vostra scala,

la scala del Paradiso

per andare a trovare San Dionisio.

San Dionisio è morto,

c’è nessuno per rifargli il corpo,

la Madonna piangeva

tutti gli Angeli sospiravano,

sospiravano in ginocchio

oh che bella orazione.

Canta canta rose e fiori

è nato nostro Signore,

è nato a Betlemme

senza fasce né pannolino,

l’hanno fasciato il Gesù bello,

Gesù bello, Gesù, Maria

tutti gli Angeli in compagnia.

Bella pietra, bell’altare

bella Messa cantata con l’organo,

cantata con l’organo su quella croce,

quella croce era tanto bella

risplendeva in cielo e in terra,

cielo in terra verrà

cinque piaghe mostrerà.

Chi la sa o chi la dice

andrà in Paradiso.

Chi non la sa o la disimpara

nel giorno del Giudizio

si troveranno mal contenti.

Un carbone sulla legna

vivo o morto bisogna impararla.

 

——

Un ringraziamento speciale a Emilio Garavaglia per averci dato la possibilità di pubblicare la sua preghiera-filastrocca.

Le “panzanighe” della mia nonna

Posted by on 18:21 in In dialetto, Storie e leggende, Tanti anni fa | 0 comments

La mia nonna è nata a Mesero ed è sempre vissuta qui.  Quando ero piccola e andavo a trovarla mi raccontava tante storie legate alla sua infanzia, ma quelle che mi sono rimaste di più nella mente sono le panzanighe.

Qui di seguito le mie due preferite:

 

La gamba rossa

Una volta i contadini, d’inverno, si riunivano nelle stalle dove c’erano le mucche che scaldavano l’ambiente.

Le donne lavoravano a maglia, i bambini giocavano, gli uomini facevano e ripulivano gli attrezzi da lavoro, e ….  si raccontavano le storie.

Una sera avevano fame e, col poco riso, decisero di fare il risotto.

Gli uomini però prepararono uno scherzetto.

Riempirono una calza rossa di fieno, andarono sul fienile e dal buco dove si buttava il fieno nella stalla, calarono la gamba rossa piano piano …..

Gli altri uomini, rimasti nella stalla, iniziarono a cantare:

“Donn donn andé a durmì,

che stanoc ghi da murì.

Se non credì che Dio ve la manda.

guardé al volt, ga vegn giò una gamba”

 

“Donne donne andate a dormire

che stanotte dovete morire.

Se non credete che Dio ve la manda

guardate in alto, viene giù una gamba”

 

Le donne spaventate guardarono la gamba rossa che scendeva dal buco e scapparono via impaurite, lasciando agli uomini tutto il buon risotto.

 

La Pazienza

Una volta c’era un uomo che aveva una moglie che si chiamava Pazienza.

Un giorno andò a confessarsi e confidò tutti i suoi problemi al sacerdote.

Mentre lui raccontava, il prete continuava a scuotere la testa e a ripetere: “Porta pazienza, porta pazienza ……”

Il pover’uomo intese quell’invito come una penitenza.

Quindi, tornato a casa, caricò la moglie sulle spalle e con lei face un giro per il paese, generando ilarità nei compaesani.

 

 di Elisabetta Croce

Ringrazio la mia nonna Ambrogina Garavaglia e la mia mamma Marisa Valenti per questo contributo.