In dialetto
Libri su Mesero – il Prof. Valeriano Castiglioni
Nel corso degli anni sono numerosi i libri scritti per ricordare la storia di Mesero. L’autore più illustre del paese è senza alcun dubbio Valeriano Castiglioni, professore molto amato, storico competente e persona di cultura che nella sua attività ha collaborato più volte con il Comune e con la Parrocchia per raccogliere informazioni, fotografie e dati su Mesero e ha contribuito ha mantenere vivo il ricordo e ha creare dei volumi importanti per il paese e per la sua storia.
Di seguito un elenco delle principali opere del Prof. Valeriano Castiglioni dedicate a Mesero:
Mesero appunti storici.
Anno 1995
editore Comune di Mesero
“Da dove veniamo? A questa domanda, che spesso ci siamo posti e ci poniamo, il libro “Mesero- appunti storici” cerca di dare una risposta” scrive l’allora sindaco Teresio Molla. “La stesura del libro ha richiesto parecchio tempo ed impegno da parte del suo autore, il prof. Valeriano Castiglioni, e ne è uscito uno scritto veramente interessante e significativo per la nostra comunità per diversi motivi. Soprattutto per l’importanza della conoscenza della nostra storia, delle nostre origini, quale acquisizione del passato, per poter meglio capire il presente e per una migliore progettazione del futuro. Inoltre la necessità di trasmettere la cultura di un passato che ci appartiene ma che molti ancora non conoscono, per comprendere in modo più completo l’aspetto unico e straordinario della vicenda umana.”
Feste ed Allegrezza nella terra di Mesaro – ottobre 1718
Anno 2001
Prefazione Parroco Don Giuseppe Colombo; Prefazione del Mons. prof. Gianfranco Ravasi
Introduzione, traduzione e spiegazione del ritrovamento del Prof. Valeriano Castiglioni
Questo testo è molto particolare e per il suo ritrovamento dobbiamo ringraziare il Prof. Castiglioni. L’idea molto originale è stata quella di fare una riproduzione anastatica dello stesso per conservare il fascino del volumetto originale.
Ma di cosa si tratta? “In sé stesso l’avvenimento non era eccezionale – spiega Castiglioni- la collocazione di una statua lignea di San Bruno, il fondatore dell’ordine dei certosini, nella cappella a lui consacrata [...] Accentuando quel gusto della teatralità delle cerimonie religiose, che aveva preso forma nel Seicento, Mesero[per questo] il 12 e il 13 ottobre 1718 fu al centro dell’attenzione della città e di tutto il distretto milanese” e nei giorni successivi fu stampato a Milano un libretto per ricordare l’evento e questo è arrivato fino a noi.
Canti popolari del milanese e della sua provincia – fra storia e immagini
Anno 2001
Autori: Valeriano Castiglioni – Piero Hertel – Ermanno Tunesi
editore: BMG ricordi S.p.A.
“La storia della civiltà è fatta da testimonianze orali; pochi sono i documenti scritti; per portare alla luce questo immenso patrimonio culturale occorre rivolgersi a coloro che ne sono stati i protagonisti: i contadini, le donne e gli anziani. Questa ricerca sui canti popolari del milanese e del suo hinterland ha rivelato un’interessante serie di documenti sui modi di vita dei decenni passati, sulle tradizioni e manifestazioni poetiche della povera gente, che dai campi traeva il necessario per vivere una misera ma dignitosa esistenza”. Da qui un libro molto bello e molto ricco che parla delle nostre tradizioni e riesce a raccogliere nelle sue pagine canzoni e poesie che altrimenti verrebbero dimenticate.
Padre Girolamo da Mesero, un cappuccino nella Francia delle guerre di religione
Anno 2004
Autore: Prof. Valeriano Castiglioni
edito dal Comune di Mesero
Il volume, con una presentazione di Monsignor Lino Garavaglia racconta la vita del Padre Girolamo, nato a Mesero nel 1524 diventato poi cappuccino. 117 pagine che narrano le virtù eroiche di padre Girolamo mantenendo il registro agiografico, lo stesso utilizzato dai biografi cappuccini. Scheda libro.
Consolatori e Amici del Popolo di Dio – Sacerdoti e Religiosi nativi di Mesero
Anno 2010
autore: Valeriano Castiglioni
editore: Parrocchia Presentazione del Signore
La nostra parrocchia ha dato alla stampa questo libro per ricordare tutti i sacerdoti, sia diocesani che religiosi, nativi di Mesero.
Madòna da San Bernard – il Santuario della Madonna Addolorata e di San Bernardo
Anno 2012
edito dal Comune di Mesero
Il libro nasce in occasione del quarto centenario della fondazione (1612-2012) del Santuario e raccoglie delle belle fotografie di Luca Calcaterra oltre che la storia legata a tutti gli aspetti più interessanti: il perchè della costruzione, le caratteristiche architettoniche, le raffigurazioni pittoriche. Sicuramente una bella occasione per conoscere più a fondo questo luogo sacro che fa parte della storia del nostro comune.
Dal Beat alla discomusic, dall’impegno al riflusso
Come eravamo a Mesero negli anni ’60 e ’70
Anno 2014
A cura di Valeriano Castiglioni
editore: Comune di Mesero
“L’opera abbraccia un arco temporale di circa vent’anni che va dall’inizio degli anni ’60, in pieno boom economico, alla fine degli anni ’70. – scrive il sindaco Riccardo Molla – La raccolta di materiale fotografico presso le famiglie di Mesero e le interviste rilasciate da diverse persone che hanno raccontato le loro esperienze, fanno di questo libro un importante strumento per conoscere un periodo particolare della storia nazionale attraverso gli occhi di chi abita in un piccolo paese. Ecco dove sta la particolarità di questa opera.”
Aspettiamo i prossimi volumi con impazienza e ringraziamo Il prof. Castiglioni per il grande lavoro e la dedizione nel recuperare tutte queste informazioni storiche, che rimarranno indelebilmente sulle pagine di questi libri e che non verranno cancellate dal tempo.
Il Gisieu
Nel giugno-luglio 2008 i ragazzi dell’Oratorio Estivo hanno realizzato una interessante ricerca dal titolo “Riscopriamo il Gisieu”.
Riportiamo qui di seguito il testo introduttivo che ci spiega in breve la sua storia:
Da “Cenni storici”
La Cascina Malastalla ha una triste storia: essendo isolata nella campagna, fu usata come lazzaretto per ricoverare i malati delle epidemie di peste di Mesero, ma anche di Marcallo, data la sua posizione baricentrica rispetto i due paesi.
La peste di San Carlo del 1576 è passata alla storia come una delle più tragiche: la popolazione si ridusse drasticamente e la miseria era molto diffusa a causa di raccolti poco abbondanti e carestie frequenti.
I cittadini di Meserofurono risparmiati dall’epidemia di peste del 1630, narrata da “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, e per riconoscenza il 26 luglio 1631 si decretò di far celebrare in perpetuo la “festa della Visitazione della Beata Vergine” in solennità per ringraziare la Madonna di aver risparmiato il paese dalla peste.
Alla Malastalla, in memoria dei morti delle varie epidemie, fu costruita una cappelletta, piccolo luogo di culto, ma molto significativo.
La documentazione sulla chiesetta è molto scarsa, ma la tradizione popolare ne ha tramandato oralmente la storia e anche la devozione verso il Gisieu”.
I ragazzi che hanno partecipato alla realizzazione di questa raccolta sono: Giulia, Gaia, Selene, Federica R., Greta, Tommaso O., Federica B., Raffaella, Alberto, Camilla, Chiara e Matteo M.
Si ringraziano: il prof.Valeriano Castiglioni, Don Giuseppe, la pittrice Rosy Pastori, il sindaco Riccardo Molla, i volontari incontrati al Gisieu, zie, nonne e tutte coloro che hanno rilasciato la loro testimonanza.
“Ad Anna e Fiorenzo, che tanto hanno voluto e tanto si adoperano per il mantenimento del nostro Gisieu, va un particolare grazie da tutta la comunità cristiana di Mesero“
Preghiere in dialetto meserese
Il passato di Mesero si legge anche tra le righe di queste preghiere in dialetto. Un bel ricordo dei tempi passati , dei nostri compaesani e della lingua della nostra terra.
di Ambrogina Garavaglia
Al mattino
Signur va ringrasi
di grasi e benefisi
ch’o ricivu in questa santa not
dem la grasia da fa una santa giurnà
in grasia vostra.
Alla sera
Signur va ringrasi
di grasi e benefisi
ch’o ricivu in questa santa giurnà
dem la grasia da fa una santa not
in grasia vostra.
Alla sera
Cuor dolcissimo
del mio fedelissimo amante Gesù,
si avvicina l’ora del mio riposo,
in Voi mi rinchiudo e voglio addormentarmi.
A deh! Custoditemi in questa notte
onde il nemico dell’anima mia
non venga a disturbar la mia pace.
Come in Voi bramo adesso chiudere i miei occhi,
così voglio aprirli nell’alba del giorno futuro.
La benedizione del Vostro Cuore, Gesù
sia per me, per tutti i miei cari,
per tutti coloro che io debba pregare.
Bel Cuor di Gesù che mi ha redento,
in pace mi riposo e mi addormento.
Preghiera
In let mi a vò
levantomi non so
cas che non levas
l’anima a Dio
ga la lasi.
Nelle tue mani o Dio
affido l’anima mia (detta in latino)
Breve preghierina che si faceva imparare ai bambini piccoli prima di addormentarsi:
Gesù Bambino, ti dono il mio cuoricino
Gesù Bambino, fammi buono come sei Tu, ciao Gesù
Un ringraziamento speciale alla nonna Ambrogina Garavaglia.
photo credit: Viola & Cats =^..^= via photopin cc
Preghiera-filastrocca a Santa Clara
di Emilio Garavaglia (S-ciom)
O Santa Clara
impristem la vostra scara,
la scara dal Paradis
par andà a truà San Diunis.
San Diunis l’è mort,
ghe nisugn da fag al corp,
la Madona la piangeva
tut i Angiar a suspirevan,
suspirevan in ginugiun
oh che bela urasiun.
Canta canta rose e fiur
ghe nasù noster Signur,
le nasù a Betlem
sensa fasa né patel,
l’en fasà al Gesù bel,
Gesù bel, Gesù, Maria
tut i Angiar in cumpagnia.
Bela prea, bel altar
bela Mesa buscantà,
buscantà su chela crus,
chela crus l’eva tanta bela
risplendeva in ciel e in tera,
ciel in tera vignarà
cinque piaghe mostrerà.
Chi la sa e chi la dis
andarà in Paradis.
Chi nun la sa o la disprend
al dì dal Giudisi
sa truaren mal cuntent.
Un carbun in su la legna
vivo o mort bisogna imprendala.
Traduzione
O Santa Clara
prestami la vostra scala,
la scala del Paradiso
per andare a trovare San Dionisio.
San Dionisio è morto,
c’è nessuno per rifargli il corpo,
la Madonna piangeva
tutti gli Angeli sospiravano,
sospiravano in ginocchio
oh che bella orazione.
Canta canta rose e fiori
è nato nostro Signore,
è nato a Betlemme
senza fasce né pannolino,
l’hanno fasciato il Gesù bello,
Gesù bello, Gesù, Maria
tutti gli Angeli in compagnia.
Bella pietra, bell’altare
bella Messa cantata con l’organo,
cantata con l’organo su quella croce,
quella croce era tanto bella
risplendeva in cielo e in terra,
cielo in terra verrà
cinque piaghe mostrerà.
Chi la sa o chi la dice
andrà in Paradiso.
Chi non la sa o la disimpara
nel giorno del Giudizio
si troveranno mal contenti.
Un carbone sulla legna
vivo o morto bisogna impararla.
——
Un ringraziamento speciale a Emilio Garavaglia per averci dato la possibilità di pubblicare la sua preghiera-filastrocca.
Le “panzanighe” della mia nonna
La mia nonna è nata a Mesero ed è sempre vissuta qui. Quando ero piccola e andavo a trovarla mi raccontava tante storie legate alla sua infanzia, ma quelle che mi sono rimaste di più nella mente sono le panzanighe.
Qui di seguito le mie due preferite:
La gamba rossa
Una volta i contadini, d’inverno, si riunivano nelle stalle dove c’erano le mucche che scaldavano l’ambiente.
Le donne lavoravano a maglia, i bambini giocavano, gli uomini facevano e ripulivano gli attrezzi da lavoro, e …. si raccontavano le storie.
Una sera avevano fame e, col poco riso, decisero di fare il risotto.
Gli uomini però prepararono uno scherzetto.
Riempirono una calza rossa di fieno, andarono sul fienile e dal buco dove si buttava il fieno nella stalla, calarono la gamba rossa piano piano …..
Gli altri uomini, rimasti nella stalla, iniziarono a cantare:
“Donn donn andé a durmì,
che stanoc ghi da murì.
Se non credì che Dio ve la manda.
guardé al volt, ga vegn giò una gamba”
“Donne donne andate a dormire
che stanotte dovete morire.
Se non credete che Dio ve la manda
guardate in alto, viene giù una gamba”
Le donne spaventate guardarono la gamba rossa che scendeva dal buco e scapparono via impaurite, lasciando agli uomini tutto il buon risotto.
La Pazienza
Una volta c’era un uomo che aveva una moglie che si chiamava Pazienza.
Un giorno andò a confessarsi e confidò tutti i suoi problemi al sacerdote.
Mentre lui raccontava, il prete continuava a scuotere la testa e a ripetere: “Porta pazienza, porta pazienza ……”
Il pover’uomo intese quell’invito come una penitenza.
Quindi, tornato a casa, caricò la moglie sulle spalle e con lei face un giro per il paese, generando ilarità nei compaesani.
di Elisabetta Croce
Ringrazio la mia nonna Ambrogina Garavaglia e la mia mamma Marisa Valenti per questo contributo.
Ultimi commenti